Cos’è l’errore diagnostico nella responsabilità medica?

Cos’è l’errore diagnostico nella responsabilità medica?

I casi di malasanità relativi ad un’errata o tardiva diagnosi sono, purtroppo, tutt’altro che rari nella quotidianità. Si parla di errata diagnosi del medico per identificare sia quelle condizioni in cui il sanitario non è in grado di percepire una patologia che esiste, con la conseguenza di formulare una diagnosi tardiva, sia quando il medico formula una diagnosi rilevando una malattia che in realtà non c’è. Ma non solo. Le ipotesi di errata diagnosi possono essere molteplici e provocare un danno di varia entità al paziente e una responsabilità esclusiva del medico che lo ha prodotto. Sul tema è intervenuta la recente Cassazione, la quale, riportandosi all’orientamento prevalente nella giurisprudenza di legittimità (cfr. tra le altre Cass. pen. n.13542/2013), ha affermato che “l’errore diagnostico si configura non solo quando, in presenza di uno o più sintomi di una malattia, non si riesca a inquadrare il caso clinico in una patologia nota alla scienza o si addivenga a un inquadramento erroneo ma anche qualora si ometta, di eseguire o disporre controlli e accertamenti doverosi, ai fini di una corretta formulazione della diagnosi” (Cass. pen. n.46412/2008). D’altronde, hanno precisato i giudici, “allorché il sanitario si trovi di fronte a una sintomatologia idonea a condurre alla formulazione … Continua a leggere...
Ritardo diagnostico: risarcibile il malato terminale per la perdita del tempo residuo

Ritardo diagnostico: risarcibile il malato terminale per la perdita del tempo residuo

La Corte di Cassazione Civile con sentenza n.10424/2019 ha osservato: “…. la Corte territoriale ha mancato di considerare che “da una diagnosi esatta di una malattia ad esito ineluttabilmente infausto consegue che il paziente, oltre ad essere messo nelle condizioni per scegliere, se possibilità di scelta vi sia, «che fare» nell’ambito di quello che la scienza medica suggerisce per garantire la fruizione della salute residua fino all’esito infausto, è anche messo in condizione di programmare il suo essere persona e, quindi, in senso lato l’esplicazione delle sue attitudini psico-fisiche nel che quell’essere si esprime, in vista di quell’esito”. Il ritardo diagnostico ha determinato la perdita del diritto di determinarsi liberamente nella scelta dei propri percorsi esistenziali in una condizione di vita affetta da patologie ad esito certamente infausto. Una lesione, pertanto, della libertà di scegliere come affrontare l’ultimo periodo del proprio percorso di vita, meritevole di tutela in ordine alla qualità ed organizzazione della vita del paziente. Un danno, quindi, risarcibile derivante dalla mancata predisposizione e organizzazione materiale e spirituale del proprio tempo residuo. “In presenza, dunque, di colpevoli ritardi nella diagnosi di patologie ad esito infausto, l’area dei danni risarcibili non si esaurisce, come ha ritenuto la Corte salentina, … Continua a leggere...